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Servizi di Logistica per gli Stati Uniti
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L'esternalizzazione delle produzioni da parte dei produttori americani ha sventrato interi settori produttivi in America. Per dare un'idea della dipendenza degli Stati Uniti dalla produzione cinese basta un solo dato: nel gennaio 1985 gli Stati Uniti avevano importato 293 milioni di dollari di merci dalla Cina (e con un saldo commerciale positivo). Flash forward ad oggi, nell'Agosto 2021 le importazioni in America dalla Cina hanno totalizzato quasi 43 miliardi di dollari. Un aumento di 146 volte in 36 anni. Un flusso enorme di spedizioni via mare [soprattutto] dai porti cinesi a quelli americani della costa Ovest di Long Beach e Los Angeles in California. Con una situazione del genere ovvio che le spedizioni, lo sdoganamento, lo stoccaggio, e l'inoltro a destino devono funzionare senza perdere un colpo.
Il COVID ha messo a nudo le criticità del sistema delle spedizioni internazionali, supply chain, infrastruttura del trasporto, offshoring, e della pratica del just in time. Da una parte le preferenze dei consumatori sono cambiate in maniera massiccia: basta abbigliamento e automobili, si a computer e arredamento. A seguire: alle prime avvisaglie della criticità nelle spedizioni dalla Cina i produttori e le catene al dettaglio hanno tutti piazzato ordini di acquisto anticipati per non correre il rischio di trovarsi senza merce nella stagione degli acquisti natalizi. Tenendo presente che i porti cinesi funzionavano a singhiozzo a motivo della pandemia, ecco che i ritardi nelle spedizioni e negli approvvigionamenti hanno cominciato ad accumularsi con l'effetto domino che è oggi sotto gli occhi di tutti.
A esacerbare la situazione di logistica e spedizioni in America è intervenuto un fattore esogeno in corso da anni: mancati investimenti per il rinnovo delle infrastrutture a cui si assommavano ridotti investimenti da parte del settore privato dei trasporti e della logistica. Ad esempio, più del 22% dei posti di lavoro presso le società ferroviarie specializzate in trasporto merci Union Pacific, CSX e Norfolk Southern sono stati eliminati dal 2017, quando CSX ha implementato un sistema di riduzione dei costi chiamato Precision Scheduled Railroading che poi la maggior parte delle altre ferrovie statunitensi ha successivamente copiato.
La ricetta perfetta per il disastro perfetto e quando è arrivato il COVID la bolla è esplosa. La situazione delle spedizioni dalla Cina agli Stati Uniti è così disastrata che una delle più grandi catene di vendita al dettaglio americana ha appena noleggiato una nave da carico per $ 80000 al giorno per un anno. Un anno fa il costo sarebbe stato di $ 10000 o $ 15000 al giorno. Lo stesso ha fatto uno dei maggiori conglomerati produttivi giapponesi che sta cercando di noleggiare una nave per $ 130000 al giorno per tre anni [che sarebbero stati $ 20000 un anno fa] Il contratto prevede che la società debba versare 35 milioni di dollari per i primi nove mesi in contanti, il primo giorno. E le aziende e le catene di distribuzione neppure possono ipotizzare di temporeggiare perché, in ossequio al moloch del just in time, da anni nessuno detiene più scorte di prodotto finito o di materie prime "just in case". Ovvio che la lievitazione esorbitante dei costi prima o poi sarà scaricata sui prezzi al consumo.
Il nolo di un container da 40 piedi per spedire merce dalla Cina agli Stati Uniti è adesso di $20586 in media. Quasi il doppio di quello che era a Luglio 2021, che poi era già il doppio di quello che costava nel Gennaio 2021. Gli utili delle compagnie marittime sono saliti come mai prima: COSCO e Hapag-Lloyd hanno registrato profitti per oltre 23 miliardi di dollari nella prima metà del 2021, rispetto a soli 1 miliardo di dollari nello stesso periodo dell'anno scorso.
I ritardi al carico nei porti cinesi e allo scarico nei porti della California invece di diminuire stanno aumentando. Ci sono oltre 200 navi cargo al largo della Cina in attesa che si liberi un molo per caricare. Al largo della California le navi cargo in attesa di scaricare sono ad oggi circa 80. I problemi non finiscono con lo scarico della merce in porto perché secondo quanto riferito al momento ci sono circa 16 container in attesa per ogni camion disponibile nel porto di Los Angeles. La crisi viene poi acuita dal fatto che le compagnie marittime scaricano la merce dal container e rimandano indietro subito il container vuoto in Cina per poter lucrare i noli mare di cui dicevamo prima, con conseguente carenza di container vuoti per gli esportatori americani.
Per mettere le cose in prospettiva: una nave cargo in media trasporta 12000 FEUs [forty feet equivalent units] e, in media, ciascuna FEU carica circa 29 tonnellate di merce. Il che vuol dire che le 80 navi cargo che aspettano di attraccare ai porti di Los Angeles e Long Beach in California rappresentano 80 x 12000 x 29 = quasi 28 milioni di tonnellate di merce.
È chiaro che è una situazione intricata come questa non si può risolvere nel giro di pochi mesi ed infatti gli esperti dicono che si protrarrà per tutto il 2022. È altrettanto certo che questa situazione porterà ad un ripensamento sia della catena logistica in sé, sia della pratica di esternalizzazione le produzioni verso produttori così distanti come ad esempio la Cina. Se a questo aggiungiamo l'input di politica economica dell'amministrazione Biden per proteggere l'approvvigionamento dell'America di materiali e prodotti strategici, ecco che diventa chiara l'opportunità che si presenta per i produttori italiani ed europei. La raccomandazione è quella di muoversi subito per entrare sul mercato americano in maniera da essere pronti per cogliere le occasioni offerte dai cambiamenti che si profilano all'orizzonte.
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