L'apertura di un nuovo ristorante fast casual italiano a New York: Fluem Pasta

Questo nuovo ristorante a New York segue i precetti che ExportUSA suggerisce da anni: concentrare l'offerta sul monoprodotto [in questo caso la pasta] e declinarla in molteplici varianti [in questo caso i sughi]

Carlo Farina, imprenditore nato e vissuto a Milano dalle origini pugliesi, di professione faceva l’informatico, fino a quando un giorno decide di seguire il sogno americano e trasformare la sua passione per la cucina in un business e aprire un ristorante a New York. All’inizio Carlo comincia quasi per gioco a cucinare per gli amici, poi intraprende un percorso di formazione presso alcuni ristoranti milanesi, fino a quando decide di fare il grande salto e mettersi in proprio.
 

Una mentalità imprenditoriale per aprire un ristorante facile da gestire, con minori investimenti e pronto per la formula del franchise in America

In Carlo prevale una forma mentis imprenditoriale, prima ancora che da chef, e New York diventa fin da subito la destinazione ideale per aprire un ristorante italiano. È risaputo che quando le idee innovative funzionano a New York, la città più cosmopolita e ricettiva del mondo, possono funzionare ovunque. Proprio come cantava Frank Sinatra “If you can make it here, you can make it everywhere”.

L'apertura e la gestione di ristoranti monoprodotto richiede un livello di investimento molto inferiore rispetto all'investimento normalmente richiesto per aprire un ristorante italiano classico a New York

A New York, il ristorante Fluem Pasta nasce sotto il segno di questo format moderno:

That’s it!

L’imprenditore lombardo è riuscito in questo modo ad aprire a New York un ristorante mono-prodotto-pasta fast casual di successo, garantendosi la proprietà intellettuale del brand e con la possibilità di replicarlo enne volte grazie all'arrivo di investitori europei e americani.

A Carlo, infatti, piace pensare in grande, vuole creare un concept in grado di essere facilmente replicabile. Sempre nel rispetto della cucina italiana, con l'aiuto di ExportUSA, ha immaginato però un format diverso nel veicolare il gusto italiano al palato degli americani.

Ovvero, standardizzare le operazioni, bypassando il classico stereotipo dello chef che impiatta ogni portata, e improntando un sistema di lavoro con indicazioni e misurazioni precise, dove il piatto può essere componibile da chiunque senza necessariamente dover ricorrere a chef illustri.

Sí, perché chi l’ha detto che la qualità del Made in Italy debba necessariamente passare per il concetto di ristorazione tipica: servizio al tavolo, mise en place e ogni elemento curato nei minimi dettagli per accogliere il cliente nel comfort di una lunga sosta?

E chi l’ha detto che il fast food italiano debba essere a tutti i costi sinonimo di materie prime scadenti e ambienti spartani?
 

È in questo contesto che in America si stanno imponendo i cosiddetti ristoranti fast-casual, in grado di unire i vantaggi del servizio fast food alla qualità del ristorante italiano in questo caso

Oggi il consumatore americano è alla continua ricerca di nuove esperienze legate ai ristoranti dove mangiare, ed è proprio questa capacità innovativa, di rispondere alle esigenze del nuovo consumatore urbano a premiare. 

Il cliente metropolitano moderno cerca velocità, qualità e novità in un’unica soluzione e tende a rivolgersi a ristoranti “iper-specializzati”, in grado di evocare un’idea di customer experience convincente. 

Stiamo parlando di micro-ristoranti, che, a New York, offrono un prodotto di migliore qualità rispetto ai fast food, aumentandone però il costo di soli pochi dollari. Ambienti più informali, dal servizio indipendente e dal menù rivoluzionario rispetto ai ristoranti tradizionali, basato spesso su una sola tipologia di prodotto, proposta in più varianti.

Carlo ha trasformato un locale di pochi metri quadri, situato nel Financial Disctrict, in una meta quick, casual e garantita “100% Italian”, amata dai pasta-lover newyorkesi che transitano regolarmente nell’affollatissima area di Wall Street.

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