I Dazi come Strumento per Concessioni Commerciali

La nuova amministrazione USA verso uno scenario di trattative bilaterali one-to-one con ciascuno stato

L'insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti riapre il dibattito sui dazi commerciali e sulle strategie economiche bilaterali. Nella trasmissione si esplora il possibile impatto delle politiche di Trump sulle imprese italiane, evidenziando l'importanza strategica del mercato statunitense per l'internazionalizzazione e il ruolo cruciale delle negoziazioni dirette con i singoli paesi. Si analizzano poi le implicazioni per l'Europa, la guerra in Ucraina e le opportunità di ricostruzione, delineando un panorama complesso ma ricco di opportunità per le aziende italiane.

[Lucio Miranda, Presidente di ExportUSA, partecipa alla trasmissione Coffee Break del 21 gennaio 2025 condotta da Andrea Pancani sul canale TV La7 in occasione dell'insediamento del 47° Presidente americano → clicca qui per vedere su YouTube l'estratto dell'intervento]

il 47° presidente degli Stati Uniti durante l'insediamento - fotogramma tv la7

"Comincia adesso l'era d'oro degli Stati Uniti d'America, istituiremo un sistema di tassazione esterna estera per raccogliere tutti i dazi." (dal discorso di Donald Trump per l'insediamento come 47° Presidente degli Stati Uniti).

Andrea Pancani:
Inizia un'altra età dell'oro, ha detto Donald Trump che ieri ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti e da ieri l'America, mettiamola così, ha preso una nuova direzione.
Lucio Miranda è un imprenditore che ha fondato ExportUSA, una società di consulenza che aiuta le aziende ad investire ed esportare negli Stati Uniti e ci dirà molte cose anche a proposito dei dazi.
Prima di coinvolgere Lucio Miranda ecco un'altra cosa detta da Trump sui dazi: "Istituiremo un sistema di tassazione esterna, estera, per raccogliere tutti i dazi, le accise e le tasse, saranno cifre di denaro molto grandi che entreranno nel nostro tesoro, verranno da servizi esteri, il sogno americano di nuovo vedrà la luce e per restaurare competenza al governo federale ci sarà un nuovo dipartimento il nuovo Ministero dell'Efficienza Governativa".
Sentiamo il parere di Lucio Miranda intanto partendo dai dazi ma dicendo anche altre due cose: Trump lo ha detto raccontando della destinazione Marte,  c'è da parte sua un'accelerazione per tutto quello che è la tecnologia e il digitale in America, c'è appunto la questione dazi per riequilibrare la cosiddetta bilancia commerciale e c'è poi il ritorno alle trivellazioni, all'industria pesante per fornire energia all'America e al resto del mondo.
Partiamo dai dazi, Miranda, perché possono essere anche un boomerang.

Lucio Miranda:
Non so se possono essere un boomerang però devo dire che man mano che si procedeva verso la giornata di ieri la paura dei dazi per noi diminuiva perché noi abbiamo sempre avuto l'idea che comunque Trump non usi i dazi per ribilanciare il deficit commerciale ma piuttosto come leva per delle concessioni nei confronti degli altri paesi, quindi in questo senso non abbiamo mai pensato che ci sarebbero stati dazi a pioggia immediati su tutti i paesi per qualsiasi categoria merceologica di prodotti, e infatti l'ordine esecutivo oggi sembrava dovesse essere il Dies Irae e invece l'ordine esecutivo sui dazi è una cosa blanda: istituiamo una commissione per capire come sono gli sbilanci commerciali e poi ne riparliamo. Diverso il discorso con Canada e Messico dove dice che applicheranno il 25%, però in totale stile Trump, da qui al primo febbraio c'è ancora tantissimo tempo per cambiare le cose, tantissimo.

Andrea Pancani:
Ma siccome lei ha a che fare con l'America da molto tempo, durante la prima presidenza Trump sui dazi cosa fece esattamente?

Lucio Miranda:
Durante la prima presidenza Trump alla fine per l'Italia i dazi extra furono sugli alcolici e il Parmigiano, mentre ad esempio nei confronti della Francia, della Spagna della Germania, vennero daziati l'olio d'oliva, tutti i formaggi, il vino, il vino italiano non fu toccato. Quindi tutto sommato fu abbastanza blanda come cosa, poi daziarono anche i manufatti in alluminio e acciaio quelli che però servono per essere trasformati in un prodotto finale che per l'Italia non è una voce particolarmente importante nell'export per cui alla fine ce la cavammo bene, ma non riteniamo sia una questione della quale avere paura.
E' vero tuttavia che sarà una negoziazione paese per paese, non sarà con l'Europa di sicuro.

Andrea Pancani:
Lì dipenderà molto anche dall'Europa, perché Trump tende a dividere l'Europa, bisogna vedere se poi riuscirà ad avere una voce non voglio dire unica ma almeno compatta o se poi ogni paese penserà ai fatti propri.

Lucio Miranda:
Secondo noi è difficile che un paese europeo di fronte a una negoziazione dove l'America si mette di fronte e dice "guarda i dazi rimangono così non ci sono problemi però abbiamo tutta una serie di concessioni per te", pensiamo che sia difficile che questo paese possa dire "no, devo prima parlare con l'Europa poi torno e vediamo" oppure "parla con l'Europa non parlare con me", quindi secondo noi bene o male che sia questa negoziazione bilaterale paese per paese abbiamo la sensazione che avrà successo.

Andrea Pancani:
Ci scrive la professoressa Veronica De Romanis che ci redarguisce e dice "guardate che nella politica commerciale europea non si possono negoziare i dazi in maniera bilaterale".

Lucio Miranda:
Certo, però il discorso è diverso: gli USA devono trattare con l'Europa, ma quello che può fare Trump o l'America con i singoli stati l'Europa non lo può controllare, per cui ciò che fanno gli Stati Uniti in queste negoziazioni bilaterali è dire per esempio: "aumento i dazi sull'Europa, su tutte le importazioni dall'Europa, ma non per l'Italia perché nella mia negoziazione bilaterale con l'Italia mi sono già messo d'accordo per i fatti miei, perciò aumento i dazi su tutti ma è esente l'Italia". Questo è quello che fa Trump, sappiamo benissimo che è l'Europa che negozia sui dazi.

Andrea Pancani:
La guerra in Ucraina: ammesso che ci sia un epilogo con Trump di nuovo alla Casa Bianca finirà come molti sospettano cioè Putin si terrà i territori conquistati poi vedremo quale sarà l'eventuale contropartita per l'Ucraina per Zelens'kyj e via dicendo. Volevo chiedere a Lucio Miranda: poi c'è tutta la partita della ricostruzione.

Lucio Miranda:
Certo la partita della ricostruzione è una grande partita perché l'ultimo numero che ho visto ma forse è in difetto erano 500 miliardi di dollari e quindi sicuramente questo è un piatto su cui parecchie nazioni stanno già guardando. Una delle delle questioni è come finanziarlo e una delle proposte è quella di usare gli asset russi che sono stati sequestrati quindi anche questo potrebbe far parte della negoziazione Trump-Putin perché alla fine la partita lì si gioca, fra Trump e Putin, e sarà interessante vedere come ne veniamo fuori perché forse questo è un po' l'elemento che può far fare il passo in avanti, come gestire la ricostruzione.

Andrea Pancani:
Intanto il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Séjourné, ha fatto sapere che condivide totalmente l'idea che l'Unione Europea è pronta a reagire se Trump introdurrà dei dazi, dice: "organizzeremo una discussione sulla nostra sovranità economica e sulla nostra capacità di rispondere insieme, il messaggio principale di questo Ecofin è l'unità degli Europei".
Volevo chiedere ancora a Lucio Miranda: visto che assiste le aziende, soprattutto le aziende italiane ad andare in America ad investire negli USA, adesso con Trump nuovamente sulla tolda di comando cambia qualcosa nelle indicazioni da dare alle aziende italiane?

Lucio Miranda:
No, per quanto posso giudicare da quello che avviene da noi, dai contatti che abbiamo, i progetti che sono in essere e i colloqui con le varie organizzazioni commerciali italiane e con le aziende, di cambiamenti non ne abbiamo visti.
Il fatto che non siano scattati i dazi oggi è una grande cosa perché trasmette quel senso di fiducia per poter continuare guardare al mercato americano che comunque resta il mercato numero uno al mondo, per cui se io sono un'azienda italiana per sopravvivere devo internazionalizzare, non posso pensare di campare per i prossimi 20 anni sul mercato domestico. Il problema diventa dove internazionalizzare, dove dove esportare e il mercato americano è una scelta naturale perché è il mercato più dinamico, più forte, in continua crescita, più stabile commercialmente, per cui è una necessità. Dobbiamo trovare il modo di andare d'accordo con gli Stati Uniti, dobbiamo trovarlo.

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