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Servizi di Logistica per gli Stati Uniti
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Il mercato americano del vino è competitivo e complicato, certo, ma anche pieno di opportunità. Dalle formalità doganali alle normative sull’etichettatura, fino agli aspetti pratici per chi sta pensando di lanciarsi nell’export in USA, ecco tutte le informazioni utili per vendere vino italiano negli Stati Uniti.
Partiamo dai numeri. Nel panorama dell’export di vino negli USA, l’Italia è in pole position e regge bene il confronto con giganti come la Francia e, in misura minore, la Spagna. Secondo i dati recenti, l’Italia è uno dei maggiori esportatori di vino negli Stati Uniti, un mercato dove il valore delle importazioni ha raggiunto livelli record. I nostri competitor principali sono i francesi, che però si concentrano più sui vini di lusso (e a prezzi non proprio accessibili), mentre il vino italiano riesce a coprire tutte le fasce di prezzo e a farsi amare dal pubblico americano. È interessante notare che, per quanto riguarda il volume, i vini italiani superano spesso i vini francesi, con esportazioni che includono sia le etichette di pregio che il "vino da tavola".
Esportare vino sul mercato americano significa, prima di tutto, passare per le pratiche doganali che riguardano i beni soggetti ad accisa. Come forse già saprai, in America il vino è considerato un bene soggetto ad accisa, il che implica una serie di adempimenti extra rispetto ai beni non sottoposti a questa tassa. Per iniziare, è necessario che il produttore disponga di un codice accisa e che il trasporto del vino sia accompagnato dal documento di accompagnamento telematico (e-AD) se spedito in ambito comunitario, mentre per l’export negli Stati Uniti si utilizza il documento specifico di esportazione (DAE - Documento di Accompagnamento all’Export).
Anche sull’etichettatura non si scherza. Da una parte, bisogna rispettare le normative europee, che prevedono l’indicazione di elementi come il volume, il grado alcolico, la provenienza e, dal 2023, una serie di informazioni aggiuntive come gli allergeni. Ma quando il nostro vino arriva in dogana in America, deve rispettare le regole del TTB (Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau), che stabilisce obblighi specifici per l’etichettatura, come il nome del produttore, l’indicazione del paese d’origine, e l’avviso sugli effetti nocivi dell’alcol sulla salute. Dimenticarsi anche solo uno di questi dettagli è un errore che può costarci caro.
Lo sdoganamento del vino negli Stati Uniti apre un altro capitolo complesso: l’importazione. Negli USA, l’importazione di alcolici è regolata in modo rigido, e il processo è gestito oltre che dal TTB anche dalla Customs and Border Protection (CBP).
L’importatore deve avere una licenza specifica per gli alcolici, e ogni partita di vino è soggetta a ispezioni, sia per verificarne la conformità con gli standard del paese che per riscuoterne il relativo dazio doganale import.
Gli oneri doganali variano in base al tipo di vino e al grado alcolico, e l’importatore deve assicurarsi che il vino importato sia in linea con le norme statunitensi per poter essere commercializzato.
Ma non finisce qui. La FDA (Food and Drug Administration) richiede ulteriori adempimenti per garantire che il vino importato sia sicuro per i consumatori americani.
Tutti i produttori esteri che esportano vino negli USA devono registrarsi presso la FDA e ottenere un numero di registrazione. Gli esportatori devono anche fornire il nominativo e il recapito di un proprio referente residente negli USA e che possa essere contattato dalla FDA per fornire informazioni su prodotto e procedure.
Inoltre, l’etichetta del vino deve riportare tutti gli ingredienti e le informazioni nutrizionali, ed è necessario assicurarsi che il prodotto sia conforme ai requisiti di sicurezza alimentare. In caso contrario, il rischio di vedere respinta la merce è concreto.
Dal punto di vista operativo, esportare vino in America significa gestire la logistica con estrema cura: il trasporto via mare richiede infatti la massima attenzione per evitare danni alla merce durante il viaggio. È inoltre importante assicurarsi che la documentazione di trasporto sia completa e corretta, per evitare problemi alla dogana.
Entrare nel mercato americano richiede una strategia solida. Gli americani amano il “Made in Italy”, ma la competizione è feroce. È importante conoscere le preferenze del consumatore, le tendenze di mercato e avere una presenza online efficace. Inoltre, collaborare con distributori e importatori locali è fondamentale per raggiungere i rivenditori e i consumatori finali, soprattutto se si vuole evitare di passare solo attraverso le grandi catene, che spesso impongono margini elevati.
Infine, una nota logistica. Quando si tratta di spedire vino, la containerizzazione va gestita con attenzione. È consigliabile imballare il vino in cartoni robusti, idealmente con divisori interni che prevengano i danni durante il trasporto. Assicurati inoltre di lavorare con uno spedizioniere esperto nella movimentazione di prodotti alcolici: la corretta gestione della spedizione è fondamentale per evitare brutte sorprese all’arrivo. In generale, i container standard sono spesso adeguati per il trasporto del vino, soprattutto in periodi dell'anno con temperature moderate. Tuttavia,
in caso di viaggi verso aree particolarmente calde o per spedizioni che attraversano zone tropicali o desertiche, è consigliabile valutare un trasporto in container coibentati (che isolano termicamente ma non raffreddano attivamente) per proteggere il vino da sbalzi termici estremi, che possono influire sulle qualità organolettiche del prodotto.
Esportare vino negli USA è un’opportunità interessante ma non priva di complessità. Con un approccio pianificato, una conoscenza approfondita delle normative e una gestione logistica attenta, è possibile sfruttare al meglio questo mercato in crescita, portando il meglio del vino italiano sulle tavole degli americani.
1. Flussi Export di Vino Italiano negli USA
L'Italia è uno dei principali esportatori di vino negli USA, insieme a Francia e Spagna. Gli Stati Uniti sono il primo mercato per il vino italiano in termini di valore, con esportazioni annuali che superano i 2 miliardi di dollari.
Il vino italiano è apprezzato in tutte le fasce di prezzo e copre diverse tipologie, dal vino da tavola a quello pregiato.
La domanda statunitense per i vini italiani cresce costantemente, alimentata dal riconoscimento del brand "Made in Italy" e da una preferenza per la varietà dei vini italiani rispetto ai concorrenti internazionali.
2. Adempimenti Doganali per l’Export dall’Italia
L’export di vino dall’Italia è regolato da precise norme doganali e accise:
3. Normativa sull’Etichettatura del Vino: Italia e USA
L’etichettatura del vino per l’esportazione deve rispettare le norme sia europee sia statunitensi:
4. Adempimenti Doganali di Importazione negli USA
L’importazione di vino negli Stati Uniti, regolamentata dal TTB e dalla Customs and Border Protection (CBP), prevede:
5. Adempimenti richiesti dalla FDA
La Food and Drug Administration (FDA) richiede agli esportatori di registrarsi e di rispettare specifici requisiti per la sicurezza alimentare:
6. Aspetti Operativi Generali nella Gestione dell’Export di Vino negli USA
La gestione logistica e operativa dell’export di vino richiede:
In particolare, il certificato deve riportare informazioni sul contenuto di:
Alcol
Solfiti (obbligatorio per i vini che ne contengono oltre 10 mg/l, secondo la normativa della Food and Drug Administration, FDA)
In genere, il certificato di analisi è richiesto dal TTB e dalla FDA, che collaborano per regolamentare l'importazione di alcolici negli Stati Uniti. Il documento deve essere compilato da un laboratorio riconosciuto, e le analisi devono essere conformi agli standard americani.
7. Consigli pratici per il mercato statunitense
Per ottimizzare l’ingresso nel mercato USA:
8. Consigli su Spedizione, Movimentazione e Containerizzazione
Per garantire l’integrità del prodotto durante il trasporto:
Questi punti forniscono una panoramica sintetica delle normative e degli accorgimenti necessari per esportare vino dall’Italia agli Stati Uniti, assicurando conformità e qualità del prodotto.
Questo articolo viene pubblicato per gentile concessione del Dott. Roberto Coppola, consulente con esperienza pluridecennale nel settore export, autore di svariate pubblicazioni e del sito CONSULENZA EXPORT
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