Si aprono nuovi scenari per gli imprenditori alimentari europei

ExportUSA prova in anteprima i prodotti alimentari del futuro a base di grilli, che già fanno parlare (e spendere) i consumatori americani 

Avete letto bene: grilli, o per essere precisi Grylli Campestris, gli insetti dall’aspetto innocuo e dal suono piacevolmente riconoscibile, che siamo abituati a vedere nei prati saltare da una pianta all’altra, stanno diventando rapidamente i protagonisti della scena foodie americana, conquistando sempre più centimetri di scaffali e banconi. 

Ma facciamo un passo indietro e partiamo con una premessa - negli Stati Uniti le abitudini dei consumatori rispetto a prodotti alimentari e bevande sono in forte evoluzione e portano alla ribalta prodotti che fino a pochi anni fa erano sconosciuti al grande pubblico, e su cui pochi imprenditori avrebbero scommesso. 

Chi osserva da vicino il sorgere e tramontare dei trend di mercato in America si rende conto di quanto le abitudini alimentari cambino rapidamente e di come specialità alimentari prima sconosciute diventino accettate e richieste con sorprendente velocità su tutto il territorio, generando fortune per i produttori che puntano al futuro dell’alimentazione. Lo abbiamo visto con lo skyr islandese, il kombucha, i semi di chia e lino, la spirulina, la pasta ai cereali alternativi come quinoa, farro o amaranto, le salsicce vegane, l’acqua di cocco, e tutta la gamma di sostituti dei latticini a partire dal latte di anacardi fino alla mozzarella di mandorla. 

Di solito questi prodotti rimano con qualità, sostenibilità e benefici nutrizionali e comandano un premium price che i consumatori sono disposti a pagare per migliorare la propria alimentazione e fare del bene al pianeta. E’ proprio la consapevolezza di ciò che si mangia e di come viene prodotto - onnipresente tra i Millennials - che ha portato sempre più brand a proporre “Cricket-based Foods” ovvero cibi a base di grilli come: patatine, barrette nutrizionali proteiche e snack non solo salutari ma anche gustosi (credeteci sulla parola). 

Ma quanto di questo trend è una moda passeggera? Vale la pena per gli imprenditori investire tempo e risorse sul cibo alternativo? Ci suggerisce una risposta la FAO e l’istituto scientifico Weizmann in Israele, che ha di recente concluso il primo studio omnicomprensivo delle specie animali e vegetali sulla terra e dell’impatto che ciascuna, inclusa la specie umana, ha sull’ecosistema. Alcuni numeri aiutano a mettere in prospettiva le conseguenze della produzione di cibo come la conosciamo oggi e a suggerire che prodotti alimentari alternativi non rappresentano una moda passeggera ma sono qui per restare:

Il mercato degli insetti come cibo integrativo alla normale dieta quotidiana è ancora agli albori, ma i sintomi di un largo apprezzamento negli Stati Uniti ci sono già tutti, grazie alla campagna di educazione e promozione che imprenditori e Chef portano avanti. Gli star Chef Enrique Olvera di Pujol e Mario Hernandez di Black Ant da anni introducono insetti nei piatti tradizionali messicani e invitano i fortunati commensali a considerarli una rara delicatezza, alla pari del tartufo o del caviale.

Se pensiamo che le aragoste venivano date come cibo ai prigionieri americani fino agli ultimi anni del 1800, prima che la popolazione le percepisse come un’esclusiva prelibatezza, è legittimo chiedersi non se, ma quando cucineremo pasta alla farina di grilli e la serviremo orgogliosi ad amici e parenti.

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