La storia si successo di due designer di moda italiane a New York from EXPORTUSA on Vimeo.
L’intervista esclusiva di ExportUsa, ricca di consigli per i designer che sognano di sfondare in America. Da una parte un’esperienza pluridecennale nel campo della moda, dall’altra una giovane recluta della nuova guardia: nonostante le differenze generazionali sono legate da un’amicizia sincera e da un sincero rispetto l’una per il lavoro dell’altra. Una bella storia di feeling tutta da leggere, soprattutto in un mondo competitivo come quello della moda in America.
Loredana Cannia, una professionista Art Director di calzature in America da oltre 10 anni, e Jin Zhang, una giovane designer che lavora in America per grandi firme di borse. Entrambe di Riccione, entrambe con la passione del design, entrambe con lo stesso percorso formativo: frequentano prima l’Istituto Statale d’Arte di Riccione e poi il Polimoda di Firenze. “Sono arrivata a New York un po' per caso - racconta Loredana - ma in realtà ci sono state una serie di coincidenze prima di partire che richiamavano la Grande Mela. Insomma, non è stata una cosa programmata, ma è stato un istinto”. Un’amica le dice di volere andare a New York e Loredana ha colto la palla al balzo.
Armata di un portfolio di tutto rispetto, è partita e ha lavorato ad un piano. “È stata ed è ancora un'esperienza meravigliosa che mi ha cambiato la vita perché mi ha dato l'opportunità di crescere professionalmente come designer. Ho lavorato in questi anni per Brian Atwood, Michael Kors, Jill Stuart e ora per Aquatalia”.
Un inizio certamente difficile, ma che le ha regalato grandi soddisfazioni. E anche Jin, sua allieva all’Istituto d'arte Riccione, quando è arrivata a New York si è dovuta scontrare con un paese profondamente diverso, nella vita e nel lavoro. “Loredana mi ha aiutato moltissimo a New York - confessa Jin - quando arrivi non conosci nessuno, cominci una nuova avventura e ti scontri con tante differenze, anche nel lavoro: il metodo, le persone e persino come viene espressa la creatività. In America bisogna essere sempre al top e garantire le massime performance”.
All’inizio, per entrambe, non è stato facile. L’una poteva contare su un’esperienza decennale l’altra era una giovane designer, ma entrambe erano piene di entusiasmo e creatività, che andavano filtrate per uno stile di design minimalista, come quello americano. "Diciamo che il design americano è più “commerciale” - continua Loredana - quindi è stato un percorso difficile dover ridimensionare tutta questa creatività e renderla più vendibile. Questo è stato il primo grande “challenge” di questa esperienza ma una volta superato quell’ostacolo ho capito che un progetto, anche se minimale, non è detto che non sia creativo e interessante”.
Il percorso scolastico che ho fatto è stato indirizzato all'ambito della moda, la prima scuola che mi ha formato è una scuola a cui devo tantissimo: all' Istituto d'Arte di Riccione Federico Fellini ho avuto tanti insegnanti validi che mi hanno motivato e che mi hanno formato anche a livello tecnico, ed hanno alimentato la mia passione. Anche il Polimoda di Firenze è stata una bellissima esperienza” dice Loredana.
Jing è stata alunna di Loredana: “Grazie Loredana per il tuo esempio e il tuo insegnamento, è anche per questo che sono a New York. La formazione che ho ricevuto allo stesso istituto d'arte e in seguito, anch'io, al Polimoda di Firenze, mi legano ancora più a Loredana, come professionista e come persona”. Loredana dal canto suo si sente un po’ come una madrina orgogliosa.
Entrambe sono fortemente convinte che gli italiani rispetto agli americani abbiano una marcia in più, si chiama formazione. "Io credo con decisione che la creatività sia ovviamente fondamentale ma se non hai delle basi tecniche è finalizzata a sè stessa. Secondo me, al massimo un creativo riesce ad essere un minimalista, ma può arrivare alla pulizia di un prodotto solo se ha delle forti basi tecniche. Ai designer qui in America tendenzialmente questo manca: le basi che noi italiani apprendiamo ci permettono di superare tante limitazioni” conclude Loredana.
Loredana ha insegnato a Riccione e ha lavorato per Alberta Ferretti: “Mi ha insegnato tantissimo, soprattutto per la decorazione dei dettagli, la parte del ricamo. In qualche modo ho capito che ciò che mi stimolava di più era concentrare tutta la creatività in una parte piccola come un accessorio, la scarpa. E da quel momento tutta la mia carriera è stata orientata in quella direzione, ecco perchè sono una designer di calzature”.
Le scarpe per Loredana, così come gli accessori in genere, sono molto stimolanti, considerato anche la rivalsa che hanno avuto negli ultimi anni, sono il “futuro della moda”.
Jing per 5 anni ha lavorato a Roma come designer di borse per brand come Prada e Fendi e ora a New York per Tory Burch. "Tutta la formazione che ho ricevuto dai migliori brand italiani dell'alta moda rappresentano l'eccellenza e la qualità" dice Jin. La formazione in Italia permette di conoscere il prodotto a fondo, una competenza che negli USA manca. “In Italia si gettano le basi durante il proprio percorso formativo, abbiamo il contatto con la materia prima e sappiamo come si realizza, conosciamo tutti i processi che portano al prodotto di qualità.
Noi questa skill la possiamo portare in America e migliorarla ancora di più” dice Loredana. La grande sfida nel mondo del lavoro in America è far capire il proprio valore: “Devi sempre dimostrare che sei all'altezza del tuo ruolo, mostrare la "performance", come la chiamano qui, costantemente, ma non solo a livello creativo anche a livello pratico si tratta di capire se quel prodotto si può vendere, in quali quantità, con quali materiali. Sono tantissimi gli elementi che vengono tenuti in considerazione e a volte non è facile mantenere tutto quello stress e quell'adrenalina a livelli così alti ed essere anche creativi” confessa Loredana.
“Oggi che mi sento più "confident" a livello professionale, posso dire che New York è il posto dove ti puoi realizzare. Ottieni la stima e il supporto quando puoi dimostrare tutto il tuo lavoro, quando puoi far vedere la tua creatività e il tuo valore. Vieni valorizzata dalla stessa azienda per cui lavori perché ti porta a un livello più alto, mentre in Italia questo processo è più lento ma anche più difficile” aggiunge Jin. Gli Stati Uniti sono un paese meritocratico: la carriera si sviluppa in tempi molto più brevi rispetto all'Italia. “Nella mia esperienza ho riscontrato che se sei una persona che vale la tua carriera si svilupperà ad una velocità incredibile rispetto all'Italia e ti danno i meriti che ti meriti!” conclude Jin. Dove si vede tra 5 anni? “Con un mio personale progetto. Tutto il lavoro che sto facendo ora è finalizzato alla creazione di un marchio che sia mio, che possa racchiudere la mia parte italiana e la mia parte newyorkese”.
"Il momento in cui mi sono sentita pronta e ho sentito che questo era il mio posto è stato fra il sesto mese e la fine del primo anno - racconta Jin - I primi mesi ti ritrovi in una specie di valanga, dove sei sommersa da tante informazioni che arrivano ovunque. Poi le raccogli tutte e dopo 6 mesi ho sentito di trovarmi nella giusta dimensione, a mio agio nel lavoro, riuscivo a coordinarlo, a parlare e comprendere tutte le dinamiche interne a tutti i processi di creazione fino al prodotto finale. Da quel momento le cose sono andate per il meglio e mi sento come a casa". In questa casa fatta di luci, gente e opportunità, Loredana ha imparato una cosa importante. “Se c'è una cosa che ho imparato dai newyorkesi, che è applicabile non solo a livello professionale, è la capacità di sintesi. Io sono siciliana, vengo da un paese dove l'estrema decorazione e il dramma sono molto importanti. Qui invece ho imparato a sintetizzare e minimizzare che non vuol dire essere banale”.
Jing lo ha provato sulla sua pelle, se hai creatività da vendere, stringi i denti e metti davanti a te solo te stessa. "Non bisogna arrendersi perchè qui, a New York, nessuno ti regala niente. Ma nel momento in cui dimostri le tue capacità, si aprono tutte le porte". Va bene volare, ma con il giusto atteggiamento. Per Loredana due sono le cose che i giovani designer emergenti devono tenere bene a mente: si va avanti solo con umiltà e preparazione. “Essere umili non vuol dire non essere sicuri delle proprie capacità, però una bella dose di umiltà secondo me non guasta mai. Avere invece un bel portfolio, curato, che parli della tua creatività e della tua preparazione tecnica quindi del tuo talento è fondamentale per partire con le idee chiare. Questa è una città meravigliosa, ma proprio per questo motivo è facile perdere il focus e credo che invece sia fondamentale, specialmente per un giovane designer che vuole lavorare a New York, rimanere coi piedi per terra, mantenendo l'obiettivo e avendo sempre chiaro dove si vuole arrivare".
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