Le Aziende Italiane non fermano gli Investimenti negli Stati Uniti nonostante le incertezze sui Dazi

Il mercato americano resta solido nonostante l'incertezza sui dazi e l'Unione Europea deve prepararsi a negoziare


Antonello De Fortuna di Radio Radicale intervista Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, il 14 marzo 2025

[→ clicca qui per ascoltare l'intervista integrale sul sito web di Radio Radicale]

La competitività dei prodotti italiani resta anche con l'applicazione dei dazi

In un momento in cui l'incertezza sulle politiche commerciali americane preoccupa molte aziende esportatrici, Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, è intervenuto a Radio Radicale per fare il punto sull'andamento delle esportazioni verso gli Stati Uniti. ExportUSA, con sede a New York, è società leader per i servizi, supporto e consulenza alle imprese che vogliono esportare o investire nel mercato americano.
 

Nessun panico tra le imprese: i progetti in corso vanno avanti

"C'è un po' di preoccupazione, ma nessun panico", ha spiegato Lucio Miranda. Tutti i progetti di investimento seguiti da ExportUSA stanno proseguendo regolarmente. Nessuna azienda ha ritirato o sospeso i propri piani, e questo rappresenta un segnale rassicurante. Al momento, non sono ancora stati applicati dazi specifici alle importazioni dall'Italia verso gli Stati Uniti, ma il settore resta in attesa del rapporto previsto per l'inizio di aprile.
 

Dazi e qualità: il valore dei prodotti italiani

Secondo Lucio Miranda, gli effetti di eventuali dazi vanno valutati in base all'elasticità della domanda rispetto al prezzo e alla presenza di prodotti alternativi made in USA. L’Italia esporta beni di alta qualità e tecnologia, in particolare nel settore della meccanica, robotica e automazione industriale. Anche se i dazi dovessero aumentare i prezzi, il valore aggiunto dei prodotti italiani in termini di affidabilità, efficienza e riduzione dei costi operativi resta competitivo.
Un esempio emblematico riguarda il Parmigiano Reggiano: "Se mi piace il Parmigiano Reggiano, non posso sostituirlo con un parmesan generico. La qualità fa la differenza", ha spiegato Miranda.

 

Prodotti sostitutivi made in USA? Non sempre sono convenienti

Un altro tema affrontato riguarda la disponibilità e la convenienza dei prodotti alternativi made in USA. "Ci sono casi in cui il prodotto americano costa molto di più del corrispondente italiano", ha affermato Lucio Miranda, citando l’esempio di un cliente che importa vetro dall'Italia perché acquistarlo negli USA costerebbe il doppio.
Situazioni simili si verificano anche nel settore dell’abbigliamento: "Jeans made in America venduti a 149 dollari contro i 69 dollari di quelli importati da Vietnam o Thailandia. Se si vuole colmare la differenza di prezzo con un dazio, parliamo di oltre il 100%. Ma poi l’acquirente americano pagherebbe davvero quei prezzi?".

 

Boom di importazioni anticipato e ruolo dell'Unione Europea

Il fenomeno del "front-loading", ovvero l’anticipazione degli acquisti in vista di possibili aumenti dei dazi, ha già avuto effetti concreti: nell'ultimo trimestre del 2024 si è registrato un boom di importazioni, non solo dall'Italia ma da tutto il mondo.
Infine, Miranda ha sottolineato la necessità che l’Unione Europea si prepari alle negoziazioni con gli Stati Uniti, soprattutto alla luce delle recenti critiche americane all’IVA europea, percepita in alcuni ambienti statunitensi come una forma indiretta di dazio. Secondo Lucio Miranda, è fondamentale chiarire che l’IVA non ha le stesse caratteristiche della sales tax americana e che l’impatto sul prezzo finale è molto più contenuto.

Conclude Lucio Miranda: “Serve preparazione e chiarezza per evitare che, per mancanza di dialogo tecnico, si adottino misure penalizzanti basate su presupposti sbagliati”.


La trascrizione dell'intervista:

Antonello De Fortuna di Radio Radicale intervista Lucio Miranda, presidente di ExportUSA

Radio Radicale
Parliamo di politiche commerciali, di dazi, soprattutto quelli che arriveranno dagli Stati Uniti. Lo facciamo con Lucio Miranda che è Presidente di ExportUSA.
Presidente, qual è il tenore delle chiamate che ricevete? Voi fate consulenza alle aziende che vogliono esportare negli Stati Uniti, insomma, il tenore delle richieste in questo periodo?

Lucio Miranda
C'è un po' di preoccupazione, però non c'è panico, nel senso che tutti i progetti di investimento che stavamo seguendo da mesi stanno continuando. Nessuno ha cancellato ancora nulla, non ci sono aziende che hanno cancellato o hanno rivisto i loro piani iniziali.
Quindi in questo senso lo so che è un elemento solo aneddotico, non è una statistica, però in questo senso ci sentiamo rassicurati. C'è da dire che per il momento, dazi sulle importazioni in America dall'Italia ancora non ce ne sono stati, stiamo aspettando il rapporto dei primi di aprile.

Radio Radicale
Da questo punto di vista cosa vuol dire? Noi esportiamo soprattutto prodotti di fascia medio alta. Se ci fossero dazi questo sarebbe un problema? Oppure chi vuole la qualità magari paga un po' di più?

Lucio Miranda
Io proprio così la inquadrerei, secondo due direttrici. Una, quella dell'elasticità della domanda al prezzo e l'altra quella dell'esistenza di prodotti sostitutivi made in America, prodotti prontamente disponibili.
Allora, in termini di elasticità della domanda al prezzo, vendendo l'Italia da sempre prodotti di qualità o prodotti di alta tecnologia, e qui mi riferisco al settore dei beni industriali, dei componenti per macchinari e loro parti, robotica ed automazione industriale, la spina dorsale del nostro export, qui i nostri prodotti sono di altissima qualità, c'è sempre stata l'attenzione a fare meglio e a creare dei prodotti che portano dei vantaggi agli utilizzatori in termini di riduzione dei costi e fermo macchina. Quindi qui sì, il prezzo magari sale, però se il prezzo sale del 10% ma l'acquisto di un macchinario ad alta tecnologia italiano mi permette un miglioramento della produttività del 30% il compratore americano ci ha guadagnato.
Dall'altra parte, sempre in termini di elasticità della domanda al prezzo, se a me piace il Parmigiano Reggiano, non ho scelta, quello devo e voglio comprare, Non posso comprare il parmesanito perché non è la stessa roba, magari il nome, anche il parmesan, sembra uguale ma non è proprio la stessa cosa.

Un altra importante considerazione riguarda i prodotti made in America prontamente disponibili, quindi sostituti dei prodotti daziati : l'acquirente americano non compra più dall'estero perché i dazi sono saliti e così il prezzo, e allora si rivolge a prodotti made in America che sono prontamente disponibili. Però non è detto che siano sempre disponibili. Ad esempio, abbiamo un cliente la cui produzione richiede di acquistare del vetro che si manda dall'Italia e non può farne a meno perchè acquistarlo negli Stati Uniti gli costerebbe il doppio rispetto al vetro italiano. E questo è vero per tantissime altre cose, ad esempio ci sono brand del settore jeans che hanno una linea di jeans made in America. Ma mentre i jeans made in Thailandia, Vietnam o Repubblica Dominicana costano 69 dollari, quelli made in America ne costano 149. E se voglio colmare questo gap devo mettere un dazio di quanto? Del 100%? E poi ancora la persona media compra i jeans a 149 dollari? E poi c'è un'altra considerazione da fare: una volta applicati i dazi per non fare arrivare i jeans dall'estero, il produttore americano che prima vendeva i jeans a 69 dollari che cosa fa? Mantiene il prezzo a 69 dollari o lo aumenta a 79, perché tanto il prezzo dei jeans importati è aumentato per via dei dazi?

Radio Radicale
Dal vostro punto di vista i clienti hanno fatto magazzino per quello che voi potete capire?

Lucio Miranda
Sì, tantissimo, infatti nell'ultimo trimestre del 2024 c'è stato un boom di importazioni in America, non solo dall'Italia, perché tutti gli importatori fanno quello che in gergo tecnico si chiama front-loading che vuol dire che stanno anticipando gli acquisti in vista di possibili aumenti di dazio. E' un fenomeno che abbiamo visto anche con la prima amministrazione Trump quando stavano discutendo di aumentare i dazi.

Radio Radicale
Voi avete un punto di osservazione anche su quello che fa l'Unione Europea a Bruxelles. Come si sta muovendo e cosa dovrebbe fare l'Unione Europea in questo campo?

Lucio Miranda
Secondo noi l'Unione Europea si dovrebbe preparare alle negoziazioni, perché di sicuro arriverà il momento in cui tutte queste cose andranno discusse, per cui serve che siano preparati. Ad esempio, ultimamente un altro elemento di discussione che è stato sollevato da parte americana è l'IVA.
L'IVA viene vista dagli americani, da alcune parti dell'establishment al Dipartimento del Commercio, come una specie di dazio, anche se non c'entra niente, perché l'IVA viene liquidata e versata in serie di importazione e quindi a prima vista potrebbe sembrare qualcosa di molto simile a un dazio. C'è però da smarcare molto bene questo concetto. Perché innanzitutto l'IVA non ha che fare con il dazio, ha tipicamente un aliquota molto più elevata del tributo indiretto che esiste in America, che è la sales tax (che mediamente ha un'aliquota tra il 6,5 e il 7%) e che si applica al prezzo totale nel momento della vendita, quindi io applico la sales tax quando ho già un cliente, magari ho anche incassato il prezzo, e lo applico sul prezzo totale.
L'IVA invece innanzitutto la applico sul valore aggiunto, e quindi col meccanismo del pagamento del rimborso, alla fine questo 20% per l'importatore non morde sul prezzo finale e viene caricato soltanto sul valore aggiunto, quindi questo 20% potrebbe diventare un 9%, una cosa di questo tipo. La differenza a questo punto è un 3-3,5%, perciò bisogna lavorare su questo aspetto per evitare che gli americani molto semplicisticamente dicano: IVA 20%? Benissimo, dazio 20%. No, perchè abbiamo visto che non funziona così.

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