13 Giugno 2024
Il mercato della moda donna negli USA
Il settore della moda / abbigliamento donna negli Stati Uniti è molto competitivoServe essere selettivi nel proporre la collezione ed avere agenti int...
Secondo la religione musulmana, anche la moda deve rispettare alcune caratteristiche per essere halal, cioè lecita. Tuttavia, le rappresentazioni mediatiche delle donne musulmane in noiosi abiti scuri e copricapi generici rendono facile per le persone stereotipare la comunità; le cose si complicano ulteriormente se si pensa che negli Stati Uniti i cittadini musulmani rappresentano meno del 2% della popolazione americana.
In realtà, questa nicchia del settore moda propone capi bellissimi e innovativi e la sua crescita incalzante è dovuta al fatto che sempre più donne di fede islamica stanno entrando nella forza lavoro e spendono soldi per l’abbigliamento; oltre a ciò, gli abiti eleganti della Modest Fashion stanno attraendo anche i clienti non musulmani.
Insomma, c’è una disparità tra l’impressione che le persone hanno della moda musulmana e ciò che è realmente, eppure, quando si viaggia all’estero, ci sono comunità vibranti e appassionate di donne all’ultimo grido e che ti costringono a voltarti per guardarle.
L’ascesa della moda musulmana sta anche creando opportunità per una nuova generazione di designer che trovano ispirazione dalla ricca storia delle arti tessili delle culture islamiche, remixando tutte le componenti, sovrapponendo modelli e aggiungendo gioielli, dando vita a creazioni del tutto attuali.
La mostra, che si svolge al Cooper Hewitt di New York, presenta agli americani l’ampia varietà di estetica all’interno dell’universo dello stile musulmano, con 80 abiti e 40 ritratti di designer affermati ed emergenti di haute couture, streetwear e abbigliamento sportivo.
I capi mostrati costringono le persone a riconoscere che le donne musulmane sono tutt’altro che monolitiche. Per esempio, Itang Yunasz, stilista di Jakarta, ha realizzato un abito che assomiglia a un costume tradizionale indonesiano dotato di hijab, maniche lunghe, gonna fino alla caviglia e scialle; il designer usa anche un classico design ikat sul tessuto, omaggiando la propria cultura, ma utilizza tutti questi elementi così diversi creando qualcosa di totalmente inedito. Raşit Bağzıbağlı, che è nato nel Regno Unito ma lavora in Turchia, ha creato un completo da sera nero che a un primo sguardo distratto assomiglia agli abiti cupi indossati dalle donne musulmane conservatrici. Mentre la modella si muove, si scopre che l'abito è ricoperto di paillettes nere che catturano la luce, insieme allo chiffon piumato nella gonna e nelle braccia. Accoppiato con un favoloso turbante, l'effetto complessivo è glamour. Alcuni look non si leggono affatto come distintamente musulmani. Faiza Bouguessa, nata in Francia ma che ha lanciato la sua attività negli Emirati Arabi Uniti, presenta modelli senza copricapo, che rispecchiano le preferenze di circa la metà di tutte le donne musulmane.
In mostra, c’è un’intera selezione dedicata allo sportswear e ai costumi da bagno, che mettono in luce la perizia dei designer nella selezione di tessuti tecnici necessari a creare pezzi belli, traspiranti, che coprano il corpo delle donne e che non ne limitino i movimenti: questi capi vengono venduti a una grande fetta di clienti americani non musulmani anche per motivi di salute, per evitare il cancro della pelle o semplicemente perché non amano indossare i costumi da bagno tradizionali.
Nell’ormai lontano 2017 è stata Nike a rendere diversità e inclusione parte dei propri valori: per rispondere ai bisogni delle atlete di fede islamica la società ha infatti lanciato il primo hijab sportivo, realizzato con materiali altamente elastici e traspiranti, e, nel 2019, ha presentato i suoi costumi integrali con hijab, che rispettano le caratteristiche halal senza ridurre le performance.
Anche Dolce & Gabbana, nel 2016, ha lanciato una collezione halal per le donne musulmane, utilizzando tessuti impalpabili dai toni scuri impreziositi da pizzi, applicazioni di fiori e inserti arabescati.
Oltre a questi due giganti del retail vale la pena menzionare che anche alcuni brand del fast fashion come Zara, H&M e Mango hanno proposto delle capsule collections in occasione del Ramadan.
Le aziende di moda italiane che vogliono esportare le proprie collezioni negli Stati Uniti possono fare due cose: possono proporre alle donne musulmane i soliti modelli convenzionali, frutto di uno sguardo occidentale stereotipante, oppure possono scegliere di innovare, adattando le culture e le tradizioni islamiche alle tendenze del momento per creare nuovi stili e conquistare il mercato americano della Modest Fashion. Le donne musulmane americane si sono sentite ignorate dalle aziende della moda per troppo tempo e, se i brand italiani negli USA accetteranno la sfida, ci sarà una grande fetta di mercato di consumatori pronti a investire i propri soldi su quelli giusti.
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