La Spagna é stata denominata l'Arabia Saudita dell'olio d'oliva in quanto responsabile per circa metà della produzione globale di questo prodotto
Alla luce di questo fatto la siccità che da mesi a questa parte sta devastando i cultivar di olivo spagnoli sta facendo notizia su parecchie pubblicazioni Americane (New York Times, The Economist e The New Yorker per citarne alcune)
Alcune ricerche prevedono che l'aridità potrebbe ridurre l'output globale di olio Spagnolo del 20%.
Il prezzo dell'olio d'oliva di qualità é quindi salito significativamente, regalando un boost economico sia alla Spagna che all'Italia e la Grecia (gli altri due maggiori produttori); tre Paesi che, ironicamente, ne avevano decisamente bisogno.
Ma é forse troppo presto per stappare lo spumante. Ci sono parecchi fattori che giocano a favore della emergente produzione americana d'olio d'oliva: costi d'importazione più alti, la possibilità che l'Unione Europea tagli finanziamenti e sovvenzioni e soprattutto seri dubbi sull'autenticità dell'olio importato da parte di una clientela sempre più informata e meticolosa.
Il mercato dell'olio d'oliva é stato infatti paragonato al traffico di cocaina senza gli annessi rischi. Sugli scaffali americani la selezione di olio é vastamente contraffatta. Nessuna definizione specifica viene attribuita al termine “extravergine”, e la Food and Drug Administration (FDA) non ha implementato alcun sistema per monitorare purezza e qualità del prodotto.
Uno studio condotto nei laboratorii dell'Università UC Davis ha trovato che il 69% dell'olio extra vergine importato negli USA non aderisce agli standard internazionali e che, per la maggior parte, non é nemmeno propriamente extravergine.* Come se non bastasse, varie scappatoie nel regolamento europeo permettono altri imbrogli: parecchio olio spagnolo, ad esempio, viene spedito in Italia e riconfezionato legalmente come olio Made in Italy.
Si corre il rischio, ipotizza The Economist, che il consumatore americano inizi a cercare il prodotto autentico proprio nel momento in cui le scorte europee finiscono. Questa cosiddetta “Quality Revolution” potrebbe dare alla produzione locale americana il kickstart di cui ha bisogno.
Ad oggi meno del 2% dell'olio consumato negli Stati Uniti viene prodotto localmente, ma nell'ultimo decennio i produttori californiani hanno iniziato a produrre un olio che oltre ad essere meno costoso e più puro, puó certamente competere in quanto a freschezza anche con i più raffinati tra gli oli importati. Tutto questo dovrebbe forse agire come campanello d'allarme e incentivare una politica alimentare europea tesa a proteggere il prodotto e fidelizzare il consumatore americano.
L'olio é extravergine se ottenuto dalla prima spremitura di olive raccolte alla giusta maturazione e senza che siano state a contatto col terreno. La spremitura deve avvenire attraverso processi meccanici senza far ricorso ad alcun tipo di sostanze chimiche. Questa operazione consente di non causare alterazioni dell'olio la cui acidità non supera l'1%.