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08 Novembre 2024
Dazi sui prodotti italiani: improbabile una applicazione indiscriminata
Ridimensionato il rischio di dazi indiscriminati. L'importanza di una presenza produttiva negli Stati Uniti
La preoccupazione per le politiche commerciali americane, ma anche la convinzione che i dazi saranno utilizzati strategicamente e che scenari catastrofici siano improbabili, data la buona situazione economica statunitense. La necessità di una risposta europea più pragmatica e meno legata a schemi tradizionali di negoziazione. La teoria "escalate to de-escalate".
Manuela Donghi:
Allora, è partito il conto alla rovescia davvero più per l'arrivo di Donald Trump alla Casabianca perché lunedì ci sarà l'insediamento del nuovo "bis", diciamo così, presidente americano. Ci sono tante attese per queste misure protezionistiche di cui si è parlato tanto che potrebbe avere un duplice effetto: da da un lato proteggere le industrie nazionali e riportare posti di lavoro negli Stati Uniti con appunto il motto di "American First", aumentare i costi per i consumatori e le aziende che dipendono dalle importazioni. Ecco noi oggi ci concentriamo un po' su questo.
Sui rapporti commerciali tra America ed Europa già nei giorni scorsi ne abbiamo parlato e qualcuno di voi mi ha manifestato questa paura, diceva: "ma insomma Trump ha minacciato l'Europa che se non acquisterà per esempio il gas metterà dei dazi, l'Europa come risponde?" E secondo me è proprio questo il punto centrale, ovvero è l'Europa che deve tirare fuori le unghie, far vedere che è forte, che Trump comunque non può fare a meno dell'Europa e vedremo cosa succederà. Però da un punto di vista generale cerchiamo di capire in vista dell'imminente insediamento di Trump cosa dobbiamo aspettarci cioè quali sono un po' le attese. Ne parliamo con Lucio Miranda, Presidente di ExportUSA, società che aiuta proprio le aziende italiane a entrare nel mercato americano: buongiorno, ben trovato Miranda.
Lucio Miranda:
Ciao buongiorno a lei, grazie per avermi tra voi.
Manuela Donghi:
Tema centralissimo allora, molti stanno un po' manifestando timore per ciò che si sta raccontando, su sull'arrivo di Donald Trump, intanto lei come sta aspettando l'arrivo di Trump alla Casa Bianca?
Lucio Miranda:
E' sempre stata nostra opinione che L'amministrazione Trump non avrebbe messo dazi a tappeto indiscriminatamente su tutte le categorie di prodotti e su tutti i paesi, la nostra idea è sempre stata che i dazi vengono usati come strumento negoziale in maniera differenziata da paese a paese per ottenere certe cose e rimaniamo di di questa opinione.
In questi ultimi giorni sono emerse diverse dichiarazioni da parte dell'amministrazione di Donald Trump relativamente ai dazi. L'ultima è che l'aumento dei dazi dovrebbe essere graduale, del tipo un 2% al mese o da 2 al 5% al mese tutti i mesi per un certo numero di mesi e immagino in relazione anche a negoziazioni sottostanti con ciascun paese per riuscire ad ottenere determinate concessioni commerciali o di altra natura con i vari paesi, e questo testimonia in un certo senso il fatto che ci sia coscienza che un aumento indiscriminato e magari anche elevato (del 10% o 20) su tutto quanto a tappeto può essere problematico per l'economia, per le catene di approvvigionamento e anche per gli effetti inflattivi. Quindi questo in un certo senso mi sembra di leggerlo come un segno positivo, ovvio che sono tutte voci, vedremo domani o dopodomani se usciranno degli ordini esecutivi in tal senso o dei chiarimenti tecnici o dei dettagli su questa misura di policy generale perché aumento dei dazi vuol dire tutto e niente, bisogna attendere.
Manuela Donghi:
Certo giusto sono d'accordo ma anche perché come ha detto lei dopo tutti gli annunci elettorali si entra nel vivo del mandato, da una parte anch'io c'ho provato a raccontare ai miei ascoltatori, ho detto beh non dimentichiamoci che Trump da buon politico ha fatto delle promesse elettorali e ovviamente le sue promesse elettorali sono state caratterizzate dalla valorizzazione sempre più evidente dell'America First, quindi è chiaro che lui stia in questo momento dicendo "guardate io per far sì che l'America sia sempre più grande farò questo" però e qui subentra anche un'altra sua analisi che le chiedo, il rapporto commerciale, il rapporto diplomatico che ha con altri paesi, parliamo dell'Europa: da una parte mi sento di dire che non possiamo sempre sperare che gli altri facciano i buoni, bravi e comprensivi, perchè "business it's business", adesso lo dico con un tono un po provocatorio e polemico: l'Europa deve essere in grado di trattare nel modo adeguato facendo capire che non è l'ultima ruota del carro, cosa ne pensa di questo e poi che cosa si aspetta dal rapporto appunto tra America ed Europa in modo fattivo e di conseguenza l'Italia che che chiaramente si inserisce nel discorso.
Lucio Miranda:
Rispondo che l'Europa non sia l'ultima ruota del carro dal punto di vista culturale storico politico e delle conquiste umane siamo tutti d'accordo, ma che l'Europa in questo momento sia invece un elemento forte e propositivo in termini geopolitici militari di strategia e di visione ho i miei dubbi. Quindi questa è una critica che facciamo, un'osservazione che abbiamo sempre fatto, da sempre, anche durante la prima amministrazione Trump: io non sono convinto che l'Europa abbia la mentalità e la struttura mentale per poter negoziare in maniera efficace con l'amministrazione Trump, lo dico perché mi baso sulle esperienze che abbiamo avuto noi di ExportUSA con l'Europa nella prima tornata Trump: bisogna acquisire strumenti nuovi, mentalità nuove, soprattutto creare opzioni nuove perché se si continua nella lotta dei dazi del tipo che se li aumenti tu li aumento anch'io e avanti così, allora non si va da nessuna parte, bisogna cercare di essere creativi anche dal punto di vista negoziale o commerciale, anche un po' spregiudicati, e creare opzioni nuove su cui trattare e con cui trattare. Vedo l'Europa molto legata agli schemi dell'establishment classico e della politica della diplomazia sia politica che economica classica e quindi ecco perché non siamo sicuri che abbiano veramente acquisito la mentalità e in un certo senso anche la spregiudicatezza che serve per trattare con chi gli schemi classici non li rispetta, li supera e se vogliamo li rompe.
Manuela Donghi:
Certo Miranda le faccio un'ultima domanda: ma lo scenario peggiore quale potrebbe essere? Che questi dazi verranno confermati e che non ci sia modo di trattare, quindi dovremo un pò soccombere?
Lucio Miranda:
Anche qua le varie parole d'ordine che sono venute fuori nei commenti americani da parte dell'amministrazione Trump di persone che commentano su domande di questo tipo in America è "escalate to de-escalate", quindi facciamo prima delle mosse shock forti destabilizzanti e ripartiamo con una nuova situazione. Quindi questa è la prima cosa e addirittura poi per l'ennesima interpretazione dei fatti c'è all'interno dell'amministrazione Trump qualcuno che addirittura dice che i dazi non sono una misura inflattiva perché riducendo il reddito disponibile di fatto comprimono la domanda e quindi hanno un effetto di riduzione dell'inflazione, quindi insomma c'è molta incertezza, non mi riesco a immaginare però scenari da catastrofici come quello che tutto si fermi anche anche perché l'amministrazione Trump sa molto bene che ha ereditato un'economia, quella americana, che va a gonfie vele, quindi al di là della retorica politica del momento loro hanno in mano adesso un'economia che sta andando non bene, ma benissimo, quindi faranno di tutto per non rovinare la situazione. E poi guardate ora siamo ancora nell'ambito dei proclami elettorali.
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