02 Novembre 2021
Slow Fashion / Fast Fashion
Mentre il Fast Fashion negli Stati Uniti cresce con regolarità, sempre più consumatori americani sembrano sviluppare una preferenza per la moda sostenibile o di seconda mano
Qualche giorno fa, a New York è stato presentato il Fashion Act: un disegno di legge che renderebbe New York il primo stato americano a far sì che i grandi brand della moda siano tenuti a rispondere del proprio impatto ambientale.
La legge è stata sponsorizzata dalla senatrice di Stato Alessandra Biaggi e dalla deputata Anna R. Kelles, sostenute a loro volta da una coalizione di organizzazioni no-profit per la sostenibilità ambientale nel settore moda e persino da Stella McCartney. Se approvata, la legge richiederà alle aziende di moda che fanno business a New York con più di $100 milioni di ricavi di essere più responsabili e trasparenti riguardo la propria catena di approvvigionamento.
Le aziende del settore moda dovranno mappare almeno il 50% della loro supply chain, a partire dalle fattorie da cui provengono le materie prime fino alle fabbriche e alla logistica. I brand dovrebbero quindi rivelare quali sono le parti della supply chain con il maggiore impatto ambientale e sociale e fare piani concreti per ridurre quei numeri: sono questi i nuovi provvedimenti presi dall’alto per provare a stabilire un nuovo trend nel settore moda degli Stati Uniti, sempre più impegnato a diffondere i valori della sostenibilità e della green economy a partire dalle piccole aziende che hanno iniziato a vendere abbigliamento negli USA.
Ormai è evidente che la domanda dei consumatori americani sta andando nella direzione della green economy e della filosofia zero-waste. È per questo motivo che anche le istituzioni si stanno mettendo in gioco.
Del resto, tutti i brand possono impegnarsi individualmente per essere più sostenibili, più etici e più responsabili, però il problema della sostenibilità nell’industria della moda non sarà risolto solo dalle aziende o dai consumatori americani. Questo ci lascia con una sola soluzione: i decisori politici devono approvare leggi che riducono l’impatto negativo del settore moda sull’ambiente.
Di conseguenza, è possibile che la nuova legge sulla supply chain delle aziende di moda negli Stati Uniti rimodellerà le logiche produttive della fashion industry e le abitudini di acquisto dei consumatori americani. Ciò è altamente probabile, dal momento che questo provvedimento toccherebbe tutti i brand di moda più noti, dalle aziende americane agli attori internazionali del fast fashion e del lusso (H&M, Shein, Prada e LVMH).
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