La web tax in Francia, Italia e Europa
Come puntualmente previsto da ExportUSA in un articolo pubblicato sul nostro sito il 13 Luglio scorso, scatta la minaccia di ritorsione da parte dell'America
La Francia, senza consultare nè coordinarsi con il resto dei paesi europei, introduce la Web Tax a Luglio 2019, gli Stati Uniti la accusano di "discriminazione fiscale" e minacciamno ritorsioni, totale immobilismo di Francia ed Europa per sei mesi, e adesso puntuale arriva la minaccia di ritorsione da parte degli USA entro il 15 Gennaio 2020.
Trump minaccia Francia ed Europa sulla digital tax: Discrimina società Usa, se approvata sì a nuovi dazi - Il Fatto Quotidiano; 04 Dicembre 2019
Qualcuno qui ha già minacciato una risposta unitaria da tutta l'Europa. Ma come? Prima la Francia fa tutto da sola e adesso tutta l'Europa deve rispondere e farsi carico, nuovamente, dei problemi creati dalla Francia? Non bastava la vicenda Airbus? Non ci si poteva pensare nei sei mesi passati nell'inerzia più totale?
Nel nostro piccolo avevamo abbozzato un'idea per risolvere il problema alla radice. Ripubblichiamo oggi l'articolo scritto il 13 Luglio scorso per rilanciare l'idea. Chissà... forse adesso che la Francia, ma anche l'Italia, ha la pistola alla tempia magari qualcuno la prenderà in considerazione.
Articolo originario pubblicato il 13 Luglio 2019
Web Tax in Francia, Italia [Europa ?] - I rischi di ritorsione da parte dell'America
Suggerimenti per una politica fiscale comune in Europa a riguardo della tassazione dei servizi digitali
La mancanza di una politica fiscale armonizzata a livello europeo crea situazioni di arbitraggio fiscale addirittura tra gli stessi paesi europei
Mutuando le varie definizioni di stabile organizzazine [Nexus] dalla fiscalità americana si potrebbe trovare una soluzione ottimale ed evitare anche una guerra fiscale con gli Stati Uniti
È notizia di questi giorni che la Francia intende adottare una web tax per colpire le transazioni online delle piattaforme del tipo GAFA [Google, Amazon, Facebook, Apple]. La web tax francese sarà pari al 3% del fatturato [ma non si capisce bene come calcolare la base imponibile] e si applicherà alle società con oltre 750 milioni di euro a livello globale, di cui almeno 25 milioni realizzati in Francia.
Immediata la prevedibile reazione americana che parla di discriminazione nei confronti dell'America visto che la web tax colpirà soprattutto i colossi del web americani.
Il 12 Marzo 2018 una proposta simile a livello europeo era stata bocciata a causa dell'opposizione di Irlanda, Svezia e Danimarca. L'Italia aveva implementato una web tax nel 2017 e poi ancora nel 2018 ma non sono mai stati emessi i decreti attuativi per cui la web tax italiana rimane al momento lettera morta.
Non abbiamo bisogno di una web tax: basta usare principi fiscali normalmente accettati a livello internazionale
In questo modo avremmo disinnescato ogni pretesa di discriminazione fiscale da parte degli Stati Uniti
Quando parliamo di principi fiscali generalmente accettati, ci riferiamo ad esempio alle regole di nexus che gli stati americani usano per attribuire il reddito di una società allo stato e tassarlo di conseguenza.
Prendiamo ad esempio le nuove regole di nexus adottate dalla Stato di New York nel 2015. Il nexus per l'erogazione di servizi prevede che il servizio sia tassabile nello Stato di New York quando il servizio è "enjoyed in the State of New York". In questo modo si eliminano tutte le problematiche legate al fatto che il servizio possa essere fornito da un server e che questo server si trovi, fisicamente, in stati a fiscalità privilegiata.
Perchè non applicare questa definizione per attribuire il reddito pubblicitario di una società come Google ai vari stati? In concreto, Google dovrebbe pagare le tasse in Italia per tutti i servizi erogati da Google ed "enjoyed" in Italia, tra cui la pubblicità ma anche tutti gli altri servizi immateriali che Google, o altre piattaform simili, normalmente vendono.
Si tratta di un principio generale di tassazione e non di una nuova tassa [web tax o altro] che attraverso il meccanismo del credito di imposta eviterebbe la doppia imposizione per le società che devono pagare la tassa, e che avrebbe il vantaggio di tassare in un paese [Italia, Francia o altro] tutto e solo il reddito per la fornitura di servizi magari creati in altri paesi ma riferiti a servizi "enjoyed" nel paese di destinazione, ovvero quello dove l'utente del servizio si trova.